La
"capitozzatura" non è il metodo migliore per
risanare una pianta.
Priolo è un paese dove è carente il
rispetto per il verde pubblico e pertanto si
taglia e si pota nella più totale
disinvoltura. Sicuramente è un cattivo
esempio che il Comune di Priolo dà ai suoi
cittadini che si vedono sparire, di giorno
in giorno, quel poco di verde rimasto in
un’area ad altissima densità industriale
(che produce ogni sorta di inquinamento) ed
ove di verde ce ne vorrebbe tantissimo.
Tanto per fare un esempio: nel parco
comunale
"La
Pineta" nel giro di pochi anni
sono spariti "per morte violenta"
innumerevoli (e ormai rarissimi)
"Pini d’Aleppo". Adesso si
prosegue nel violentare intere colonie di
alberi rendendo, nel contempo, esteticamente
bruttissimo il paesaggio. Vedere quegli
alberi capitozzati, senza un pizzico di
verde, mette in corpo al passante o
all’abitante in zona, una angosciosa
tristezza.
Ma perché gli Enti pubblici proseguono
imperterriti in questa distruttiva forma di
giardinaggio?
"Perché manca la professionalità in molte
ditte di giardinaggio - ci risponde
acido un signore che dice di essere agronomo
- e i risultati si vedono ovunque nella
provincia di Siracusa: capitozzature
indiscriminate e tagli a macchina
distruttivi. Caro amico,- aggiunge il nostro
interlocutore - una capitozzatura infatti
richiede mezz'ora, contro le due o tre ore
richieste da un taglio ragionato. Lo sa -
ci dice incuriosendoci - che una pianta
tagliata
"a
sgamollo", cioè a tipo palo
della luce, diventa subito altissima e
quindi pericolosissima per l’incolumità ".
Secondo il nostro
"agronomo" (incontrato mentre
realizzavamo il servizio fotografico sugli
alberi capitozzati), alla base di certe
potature vi sarebbero delle errate
interpretazioni per cui parecchi pensano che
"più
si pota e migliore è il lavoro",
senza comprendere che invece è l’esatto
contrario.
Le due foto mostrano gli effetti su piante
potate scorrettamente.
La inutile capitozzatura ha
generato getti disordinati e fragili, con
indebolimento complessivo delle piante,
possibilità di ingresso di funghi parassiti,
e perdita definitiva delle forme naturali.
Appare ovvio che le
piante non saranno mai più come prima.
In merito a queste selvagge capitozzature di
alberi ci siamo documentati e di seguito
riferiamo e condividiamo con voi navigatori
quanto abbiamo appreso.
Ciò che viene sempre ignorato, è che le
piante rispondono alla potatura con getti
forti e vigorosi, ma innaturali e
squilibrati. Perchè, mentre una leggera
potatura
"naturale" (dovuta a insetti,
malattie, morsi di animali, urti, vento) fa
parte delle abitudini di ogni pianta, la
potatura forte induce invece il vegetale ad
avere più getti. Perché se un ramo è stato
mangiato o danneggiato, ne verranno prodotti
due o tre per meglio rispondere all'offesa.
Inoltre la pianta capitozzata, con lo stesso
apparato radicale che reggeva l'intera
chioma, nutrirà solo pochi getti nuovi. Che
saranno perciò vigorosissimi, e
diventeranno, con tutta probabilità alti e
lunghi, ma probabilmente non fioriferi o
fruttiferi.
Quando si pota, poi, si altera la cosiddetta
"dominanza apicale", cioè quel
fenomeno che tiene in parziale dormienza le
gemme più basse, a vantaggio di quella più
in alto. Tagliando la gemma dominante,
l'inibizione cessa, e tutte le gemme
sottostanti ritornano in attività , creando
talvolta orrori vegetali, come pini e abeti
cornuti,
"scopazzi"
e simili.
Ma non finisce qui. Il sole, infatti,
attraverso la fotoinibizione delle auxine (i
più importanti ormoni di crescita vegetali),
regola lunghezza e robustezza dei getti,
facendoli crescere verso la luce.
Immaginiamo cosa può succedere dopo un
taglio indiscriminato.
Salvo Maccarrone, 13 marzo 2008 |