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Giovedì 09 maggio 2002

Priolo / Nidifica nella Penisola una delle specie ornitologiche a rischio di estinzione
Magnisi, trovate due uova di occhione

 

Salvo Maccarrone

 

Le rare uova di occhione trovate nella Penisola di Magnisi

PRIOLO – Alle già straordinarie e rinomate valenze archeologiche della Penisola di Magnisi si aggiunge adesso una scoperta di grande interesse per l'ornitologia. Nei giorni scorsi, ben mimetizzate nel terreno sassoso della penisola, sono state rintracciate due uova di occhione, una delle sette specie di burinidi in pericolo di estinzione. La coppia, nonostante l'eccessivo degrado del patrimonio naturalistico, compromesso giornalmente da un incontrollato via vai di automezzi, ha scelto Magnisi quale sito di nidificazione. Allertati dalle segnalazioni di Francesco Calvo, proprietario di buona parte delle penisola e che segue con molto tatto e discrezione tutti i movimenti della fauna, su Magnisi sono giunti due studiosi dell'Università di Catania, Rosario Grasso e Renzo Ientile, del Dipartimento di biologia animale. I due studiosi, giunti con apposita strumentazione scientifica, durante il sopralluogo hanno evidenziato la rarità di questa specie protetta, le sue caratteristiche, e il basso successo riproduttivo in ambiente rurale per eccessivo disturbo antropico. I due studiosi hanno altresì evidenziato come gli occhioni avrebbero trovato un loro equilibrio riproduttivo a Magnisi grazie alla zona interessata al pascolo e che, pertanto, mucche e pecore garantirebbero la sopravvivenza di questo uccello, noto in campo scientifico con il nome di “Burhinus oedicnemus”. I suoi due grossi occhi gialli, da cui il burinido prende il nome, posti su un capo mobile come quello dei gufi, denunciano la sua preferenza per le ore notturne. Ricco di fascino è il suo piumaggio bianco, nero e paglierino, che si è adattato in maniera sorprendente ai colori della penisola integrandosi perfettamente con l'ambiente. Questa mescolanza di colori mimetici, accresciuta dall'abitudine di accovacciarsi sul terreno con il collo teso fino ad appiattirsi, lo difendono sovente dai predatori. Altrettanto mimetici sono i colori delle uova simili a pietre che la coppia cova a turno, rigirandole continuamente. Questa deposizione mimetica di uova sul terreno pietroso di Magnisi, poco visibili all'occhio umano disattento, a volte si rivela un danno. Infatti i due studiosi, nel corso di una loro precedente ricerca su Magnisi, risalente al 2000, notarono un nido distrutto da un fuoristrada. In quell'occasione furono rintracciati sette nidi, sei dei quali contenenti due uova ciascuno, il settimo con un solo uovo. Di queste sette nidi però solo due covate si schiusero mentre le altre due furono abbandonate. Il motivo di tale insuccesso riproduttivo viene addebitato all'eccessivo ed incontrollato traffico di automezzi per cui, al fine di salvaguardare questa specie animale dall'estinzione, appare oltremodo urgente vietare l'accesso nella penisola alle autovetture non autorizzate. Il periodo della prima deposizione delle uova , abbondantemente accertata dai due studiosi, è il 12 aprile mentre la più tardiva si registra tra il 25 e il 27 di luglio. Su Magnisi però è stato osservato che le uova di occhione si schiudono in meno di venti giorni e non, come consuetudine vuole, in ventisette giorni.

 

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