Avverto i lettori che questi brevi cenni biografici,
caratteriali e professionali su Gurreri ottuagenario scaturiscono da
una mia conoscenza diretta del personaggio, da episodici
frequentazioni della sua abitazione e dal legame di amicizia che si
era instaurato nel tempo tra me, lui e la sua compagna, Ercolina
Mori (detta “Nila”).
PERMEATO DI QUEL "VERISMO" VERGHIANO
Salvatore Gurreri, di fu Bonaventura e di fu
Angela Rustica, nacque il 12 luglio 1908 a Vizzini, città siciliana
in provincia di Catania immortalata da Giovanni Verga per alcune
delle sue opere memorabili: “La Cavalleria rusticana” e “Mastro don
Gesualdo” divenute poi rappresentazioni cinematografiche e
televisive di grande successo.
Gurreri
sembrava essere permeato da quel tragico verismo verghiano (presente
sicuramente nel suo Dna) per quel suo amoroso attaccamento ai valori
della propria terra, che lo porteranno a difenderli fino alla morte
sfoderando un carattere forte, deciso, prorompente,
materializzatosi, forse, dalla “Cunziria”, luogo dove il Verga
immaginò il duello tra compare Alfio e compare Turiddu nella
Cavalleria rusticana.
Uomo forte sì ma dalla estrema sensibilità e dalla grande timidezza
(che riusciva però a celare benissimo), dal suo disperato bisogno di
affetto, che trovava , in parte, nella sua dolce compagna ed amica
che lui affettuosamente chiamava “Nila”.
LEGGEVA MOLTO
Era molto attaccato alla famiglia e, ottuagenario
e con una memoria da fare invidia, amava rievocare spesso il suo
passato, che si portava dietro. Non scordava amici, nemici,
progetti, offese ricevute, episodi belli e brutti. Pur mantenendo il
senso del presente viveva di ricordi. Tantissimi. Era alto 1 metro e
59 centimetri; aveva difficoltà uditive e per questo spesse volte lo
si vedeva con una protesi acustica. Aveva dei modi garbati,
signorili, vestiva con giacca e cravatta. Nonostante l’età avanzata
amava leggere e, inforcando con eleganza gli occhiali, si “spolpava”
quotidiani e periodici; non era raro vederlo in giro per Priolo,
insieme alla sua inseparabile compagna, con le tasche della giacca
affollate di carte e giornali arrotolati.
GRANDE
RISPETTO VERSO GLI ALTRI
Mi veniva a trovare e mi confidava di avere avuto
sempre un grande senso per gli affari e, sostenuto da una dominante
ambizione, andava orgoglioso della sua attività imprenditoriale
potendo contare sul suo senso di responsabilità, sul rispetto verso
gli altri e sulla sua resistenza nell'applicarsi al lavoro. Nella
parete del suo piccolo ufficio, ricavato da una stanza della sua
abitazione di Marina di Melilli, aveva voluto far campeggiare un
quadro che incorniciava la sua filosofia professionale:
“CHI
E’ IL CLIENTE?
Il cliente è la persona più importante per me, sia che si presenti
personalmente, per lettera o per telefono.
IL CLIENTE non dipende mai da me, ma sono io che dipendo da lui.
IL CLIENTE non è mai un seccatore, non interrompe né il mio lavoro,
né il mio riposo, perché egli è quello che mi regge.
Spetta a me ad essergli grato, perché mi onora della visita ed anche
perché quello che conta è il fine. IL CLIENTE PER ME E’ LA VITA”.
UN PASSATO RICCO E VARIEGATO
Diceva che, tenacemente, era riuscito a
superare anche le peggiori situazioni lavorative raggiungendo
soddisfazioni professionali al punto da ricordare frequentemente
come “Virzì di Catania mi portava la borsa”. Certo vedere aprirsi un
personaggio come Gurreri, a volte scontroso e frequentemente
indisposto e diffidente verso chiunque è stato per me motivo di
grande successo e di grossa conquista soprattutto quando mi svelava
i propri segreti. Amava ricordare di essere stato ex amministratore
unico di una ditta fabbricatrice di forni, essiccatoi e macchine per
pastifici, oltre che rappresentante di numerose aziende dei più
disparati settori a livello nazionale. Aveva anche un passato di
ciclista e pilota di aerei. Politicamente andava fiero di essere
stato in gioventù tra i fondatori del “Fronte dell’Uomo Qualunque” a
Vizzini e di avere avuto esperienze di amministratore pubblico nelle
file del partito liberale al Comune di Catania.
Errabondo per motivi di lavoro, girava in lungo e in largo la
penisola italiana con ulteriore domicilio a Milano presso la sua
compagna. Una attività sicuramente movimentata che richiedeva
periodi di riposo.
INNAMORATO FOLLEMENTE DI MARINA DI MELILLI
Nel 1961, ovvero quasi un ventennio prima che
nella zona si insediasse lo stabilimento Isab, Gurreri acquistava
una casa in riva al mare, con terreno ben recintato, in località
Marina di Melilli, frazione del Comune di Melilli. L’immobile,
ubicato in via Padova, n.3, era munito di regolare certificato di
abitabilità. Era stato costruito su progetto regolarmente approvato
sia dalla Commissione Edilizia del Comune di Melilli che dalla
Capitaneria di Porto di Siracusa (essendo ubicato sulla fascia
costiera).
La
zona, adatta a ritemprare il corpo e lo spirito, venne scelta da
Gurreri per le bellezze naturali, per la purezza dell’aria e per la
pescosità del mare. Vi veniva in villeggiatura quando si liberava
dai suoi preponderanti impegni professionali. A pochi passi la
spiaggia di “Fondaco Nuovo”, meta preferita dei siracusani e dei
catanesi per la finezza della sabbia e per il mare cristallino. Era
uno dei tratti più belli e poetici della Sicilia, protetto dai
marosi da un’ampia insenatura formata dal golfo sud della Penisola
Magnisi (sito dell’antichissima Thapsos, città di ascendenza
micenea).
L’intera zona, se fosse stata sapientemente valorizzata sotto il
profilo naturale ed archeologico, sarebbe divenuta un’area
turisticamente allettante.
L'ASI RUPPE IL POETICO INCANTO DI MARINA DI MELILLI
Ma qualcuno (l'Asi, Area sviluppo
industriale), segretamente, decideva un futuro diverso per Marina di
Melilli. Decisioni che indurranno Salvatore Gurreri a scendere sul
piede di guerra per salvare dalla distruzione sia il suo immobile
(in regola con tutte le leggi di allora) che la frazione di Melilli.
Ma gli abitanti, dopo i primi sussulti di ribellione, rimarranno
indolenti facendosi sopraffare da personaggi che, per meri interessi
personali, manovreranno le loro paure e le loro angosce. |