Vivi la vita così come puoi, perchè come vuoi non puoi. (Jim Morrison)
"Priolo ieri e oggi", elucubrazioni di Salvo Fortuna su di un territorio in agonia
Priolo ieri e oggi
C’era una volta un ricco signore che vide il nostro azzurro mare , i verdi giardini profumati di limoni e mandarini ; di questo piccolo borgo si innamorò e un paese vi fondò .
Tommaso Gargallo lui si chiamava e Priolo Gargallo così nasceva , arrivarono contadini e artigiani da ogni luogo e Priolo cresceva poco a poco ; era tranquillo questo paese e la gente rispettava il signor Marchese .
Ma purtroppo anni e anni dopo qualcun altro si accorse di questo luogo , ahimè arrivarono gli industriali a devastare i verdi giardini e l’azzurro mare ; innalzando colonne e ciminiere fumanti che ricoprono di ceneri tutti quanti .
Oggi Priolo Gargallo è una zona industriale l’aria , la terra e il mare tutto qui è inquinato , ogni giorno passa tanta gente ma nessuno più se ne è innamorato .
Priolo, 14 aprile 2009 Fortuna Salvatore
MORALE DELLA FAVOLA Per filosofi e scrittori del calibro di Federico Nietzsche, Emil Cioran, Guido Ceronetti, Fedor Michajlovic Dostoevskij, Edgar Allan Poe, l’elucubrazione è un delirio ordinato, una sistematizzazione lecita di una porzione di caos. Il delirio deriva dallo squilibrio, anche dell'ambiente in cui viviamo, e Salvatore Fortuna (nella foto) ha saputo dispiegare mirabilmente la sua anima artistica in questa terribile visione di una città (Priolo) e del suo Territorio entrato oramai in agonia ma che nessuno dei suoi amministratori riesce più a difendere, tutelare e conservare.
I "barbari", pensando solo al loro profitto e inneggiando ai discutibili "pregi" di un rigassificatore (dimentichi che questa area è ZONA SISMICA DI PRIMO GRADO), premono alle porte di Priolo guidati da quella folta schiera di traditori che, come la storia ci ricorda, hanno contribuito ad affossare la Sicilia.
Traditori locali, infatti, tanto per fare uno dei tantissimi esempi, contribuirono al SACCO DI SIRACUSA ad opera dei romani avvenuto nel 212 a.C. e dove perse la vita uno dei massimi scienziati siciliani, Archimede. Da allora, la grande, potente, ricca ed invidiatissima Siracusa, cadde nel dimenticatoio e nella rovina più totale.